Difference between revisions of "Demofoonte (Pietro Metastasio)"

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(Source: Libretto Milan, 1794<ref name="Libretto Italian"/>)Regnando Demofoonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l’Oracolo d’Apollo, per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito, già dall’Oracolo istesso prescritto di sagrificare ogni anno una Vergine innanzi al di lui simulacro, e n’ebbe in risposta:
(Source: Libretto Milan, 1794<ref name="Libretto Italian"/>)Regnando Demofoonte nella Chersoneso di Tracia, consultò l’Oracolo d’Apollo, per intendere quando dovesse aver fine il crudel rito, già dall’Oracolo istesso prescritto di sagrificare ogni anno una Vergine innanzi al di lui simulacro, e n’ebbe in risposta:
   
   
<poem>Con voi del Ciel si placherà lo sdegno
<poem>Con voi del Ciel si placherà lo sdegno
Quando noto a sé stesso
Quando noto a sé stesso
Fia l’innocente usurpator d’un regno.</poem>
Fia l’innocente usurpator d’un regno.</poem>
   
   
Non potè il Re comprenderne l’oscuro senso, ed aspettando, che il tempo lo rendesse più chiaro, si dispose a compire intanto l’annuo sagrificio, facendo estrarre a sorte dall’urna il nome della sventurata vergine, che doveva esser la vittima. Matusio, uno de'Grandi del regno, pretese, che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse la sorte delle altre; producendo per ragione l’essempio del Re medesimo, che per non esporre le proprie figlie, le teneva lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla temerità di Matusio, ordina barbaramente, che senz' attendere il voto della fortuna, sia tratta al sagrifizio l’innocente Dircea.
Non potè il Re comprenderne l’oscuro senso, ed aspettando, che il tempo lo rendesse più chiaro, si dispose a compire intanto l’annuo sagrificio, facendo estrarre a sorte dall’urna il nome della sventurata vergine, che doveva esser la vittima. Matusio, uno de'Grandi del regno, pretese, che Dircea, di cui credevasi padre, non corresse la sorte delle altre; producendo per ragione l’essempio del Re medesimo, che per non esporre le proprie figlie, le teneva lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla temerità di Matusio, ordina barbaramente, che senz' attendere il voto della fortuna, sia tratta al sagrifizio l’innocente Dircea.
    Era questa già moglie di Timante, creduto figlio, ed erede di Demofoonte: ma occultavano con gran cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per [timore d’<ref name="Metastasio"/>]un' antica legge di quel regno, che condannava a morire qualunque suddita divenisse sposa del Real Successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinata a lui per isposa la Principessa Creusa, impegnando solennemente la propria fede col Re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue promesse, inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere, e condurre in Tracia la Sposa, richiamando intanto dal campo Timante, che di nulla informato, volò sollecitamente alla reggia. Giuntovi, e compreso il pericoloso stato di sé e della sua Dircea, volle scusarsi, e difenderla: ma le scuse appunto, le preghiere, le smanie, e le violenze, alle quali trascorse, scopersero al sagace Re il loro nascosto imeneo. Timante come colpevole d’aver disubbidito il comando paterno, nel ricusar le nozze di Creusa, e d’essersi opposto con l’armi a'decreti reali, Dircea, come rea d’aver contravenuto alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d’eseguirsi l’inumana sentenza, risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà; che secondata dalle preghiere di molti, gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice cambiamento: ma in mezzo a'trasporti della sua improvvisa allegrezza è sorpreso, da chi gli scuopre con indubitate pruove, che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco che l’infelice, sollevato a pena dall’oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione, e d’orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione, quando per inaspettata via meglio informato della vera sua condizione, ritrova non esser egli il Successore della corona né il figlio di Demofoonte, ma bensì di Matusio. Tutto cambia d’aspetto. Libero Timante dal concepito orrore abbraccia la sua consorte. Trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede, adempie le sue promesse destinandolo sposo alla Principessa Creusa; e scoperto in Timante quell'innocente usurpatore, di cui l’oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno dall'obbligo funesto dell’annuo crudel sagrifizio (Hyginus, ex Philarcho, liber II).
    Era questa già moglie di Timante, creduto figlio, ed erede di Demofoonte: ma occultavano con gran cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per [timore d’<ref name="Metastasio"/>]un' antica legge di quel regno, che condannava a morire qualunque suddita divenisse sposa del Real Successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinata a lui per isposa la Principessa Creusa, impegnando solennemente la propria fede col Re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue promesse, inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere, e condurre in Tracia la Sposa, richiamando intanto dal campo Timante, che di nulla informato, volò sollecitamente alla reggia. Giuntovi, e compreso il pericoloso stato di sé e della sua Dircea, volle scusarsi, e difenderla: ma le scuse appunto, le preghiere, le smanie, e le violenze, alle quali trascorse, scopersero al sagace Re il loro nascosto imeneo. Timante come colpevole d’aver disubbidito il comando paterno, nel ricusar le nozze di Creusa, e d’essersi opposto con l’armi a'decreti reali, Dircea, come rea d’aver contravenuto alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d’eseguirsi l’inumana sentenza, risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà; che secondata dalle preghiere di molti, gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice cambiamento: ma in mezzo a'trasporti della sua improvvisa allegrezza è sorpreso, da chi gli scuopre con indubitate pruove, che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco che l’infelice, sollevato a pena dall’oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione, e d’orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione, quando per inaspettata via meglio informato della vera sua condizione, ritrova non esser egli il Successore della corona né il figlio di Demofoonte, ma bensì di Matusio. Tutto cambia d’aspetto. Libero Timante dal concepito orrore abbraccia la sua consorte. Trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede, adempie le sue promesse destinandolo sposo alla Principessa Creusa; e scoperto in Timante quell'innocente usurpatore, di cui l’oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno dall'obbligo funesto dell’annuo crudel sagrifizio (Hyginus, ex Philarcho, liber II).