Cielo, sia con tua pace
Al soave peccato
D’idolatrar colei che m’ha piagato,
Torno più che mai saldo e pertinace,
Minacciami pur stenti e morte e fossa,
Io son di carne ed ossa.
Non è stimato errore
D’anima a te ribelle
Mirar il sol e vagheggiar le stelle.
Perché dunque sarà peccato amore
Che mirando due stelle in un bel viso,
Lo crede un Paradiso?
Lilla, che farò mai?
Odiarti? Ohimè non sia
Sì ingrata contro te l’anima mia,
Che si fa bella del tuo sol a’rai.
Faccian gli uffici lor gli orrendi abissi,
Quello ch’io scrissi.
Ma, s’io ben penso (o cruda),
Per te che m’avveleni,
Sprezzo del ciel i fulmini e i baleni,
E consento ch’Averno in se mi chiuda.
Son fastidito ormai d’insidie e d’arti
No, ch’io non voglio amarti.
Da la mia mente cada
L’idolo tuo che diede
Sempr’al mio lagrimar scarsa mercede;
Non voglio contr’il ciel brandir la spada,
Caduco alfin è ’l tuo corporeo velo,
Fratel del sempre è’l cielo.
Rompo catene e nodi,
Delle fiamme malnate
Spargo al vento le ceneri gelate,
Ne vuo’ che tua beltà mai più m’annodi.
Restati, resta pur, infido sesso,
Io son re di me stesso.
Oimè, Giove? Oimè, Lilla?
Mancar l’alma io mi sento.
Ahi, quanto è stolto il braveggiar al vento,
Al martellar il cor sembra una squilla,
Disperati e confusi sensi miei:
Vorrei e non vorrei.[2]
Ancient Italian (Original)
Cielo sia con tua pace
al soaue peccato1
d’idolatrar colei che m’hà piagato,
torno piu che mai saldo e pertinace,
minacciami pur stenti e morte e fossa,
io son di carne ed’ ossa,
Non è stimato errore
d’anima à te ribelle
mirar il Sol e vagheggiar le stelle.
perche dunque sarà peccato amore
che mirando due stelle in vn bel viso2
lo crede vn Paradiso,
Lilla che farò mai?
odiarti? oimè non sia
sì ingrata contro te l’anima mia
che si fà bella del tuo Sol à rai
faccian gli vffici lor gli horrendi abissi
quello ch’io scrissi.
Ma s’io ben penso (o cruda),
per te che m’auueleni3
sprezzo del ciel i fulmini e i baleni
e consento ch’auerno in sè mi chiuda4
son fastidito homai d’insidie e d’arti5
nò ch’io nō voglio amarti.6
Da la mia mente cada
l’idolo tuo che diede
sempr’al mio lagrimar scarsa mercede
non voglio contr’il ciel brandir la spada
caduco alfin è’l tuo corporeo velo
fratel del sempre è’l cielo.
Rompo catene e nodi
delle fiamme malnate
spargo al vento le ceneri gelate
ne vuò che tua beltà mai più m’annodi
restati resta pur, infido sesso
io son Rè di me stesso.
Oime Giove? Oime Lilla?
mancar l’alma io mi sento
ahi, quant’è stolto il braueggiar al vento7
al martellar il cor sembra vna squilla
disperati e confusi sensi miei
vorrei e non vorrei.
1) “soaue” → “soave” 2) “vn” → “un”. Similar cases to follow where “v” and “u” are used interchangeably. 3) “auueleni” → “avveleni”; from avvelenare: to poison. 4)”auerno” → “Averno” 5)”homai” → “omai”/”ormai” 6)”nō” → “non”; the ō probably indicates that the closing consonant can be softened for greater fluency. 7) ”braueggiar” → ”braveggiar”. braveggiare: to be good, bragging with bravado or flaunting excessive self-confidence. Extensively, referring to horses, putting on panache.[3]
*) On the album Musiche Varie, the third verse is omitted.